martedì 31 dicembre 2013

Napolitano, Grillo e Berlusconi: oggi fatevi un favore e spegnete la tv

Che sia il novantenne Giorgio Napolitano, l'ex comico Beppe Grillo o il pregiudicato Silvio Berlusconi, oggi fatevi un favore e spegnete la tv. Questa gente non ha proprio più niente da dire e non c'è neanche gusto a prenderla per il culo come si faceva un tempo, magari con quel buontempone di Francesco Cossiga, che in tre minuti e mezzo disse che era meglio "tacere". La realtà è che questi tre figuranti (manca qualche bella statuina del Pd, ma sarebbe davvero troppo un discorso di fine anno che so, di Letta o Renzi) sono e sanno di essere i principali responsabili di questo ignobile casino che regna nel paese. Napolitano ha fatto a pezzi Parlamento e partiti per cercare di tenere a galla il vecchio amico craxiano Silvio, il pregiudicato più noto d'Italia non si rassegna a farsi da parte, mentre Grillo ha sulla coscienza l'incapacità di ottenere dei risultati concreti dalla sua personale vittoria alle elezioni (non prenderà mai più tutti quei voti e non avrà più un'occasione come quella di votare per Romano Prodi al Quirinale e spazzare via un bel pezzo degli impresentabili che siedono in Parlamento).
Che siano proprio loro a farci la predica, è paradossale, grottesco, squallido e triste.
Buon anno nuovo, comunque.

lunedì 30 dicembre 2013

Fonzie-Renzi: rimpasto sì, rimpasto no, se famo du' spaghi?

Non che nutrissi particolari speranze nei confronti del nuovo leader della sinistra parruccona, Matteo Renzi detto "Fonzie", che da quando è stato eletto da un paio di milioni di illusi sta dimostrandosi per quello che è veramente: un simpatico ragazzotto dell'Azione Cattolica cresciuto a pane e gesuitismo. Meravigliosa la scelta della compagnia di allegri cazzari messa nella direzione del Pd (circondarsi di stupidi è una vecchia strategia, anche se non sempre paga), eccezionale la proposta del job-act (più che altro un blow-job con tanto di ingoio nei confronti degli industriali) che di fronte alla disoccupazione - pensate un po' - rispolvera l'abolizione dell'articolo 18 (ma non avevano portato milioni di persone in piazza per non farlo abolire?), ora arriva il "rimpasto", altro termine tipico dei bei tempi marci che non se ne sono mai andati. 

venerdì 27 dicembre 2013

Governo Letta ormai dentro a un polmone artificiale: Napolitano non stacca la spina

Quello che è successo in questi giorni con il cosiddetto decreto salva-Roma ha qualche cosa di incredibile. Solo in un paese cloroformizzato come il nostro un governo poteva continuare a essere tenuto in vita così,  a sfregio di ogni regola democratica. Ogni volta è come la volta prima, battendo un record dopo l'altro.
Riassumendo brevemente per i non addetti ai lavori, il nipote di Gianni Letta e la sua accolita di sbandati della Prima e della Seconda Repubblica avevano messo in piedi un bel provvedimento di quelli stile Amato-Pomicino: con la scusa di evitare il default del bilancio della citta' di Roma (messa in ginocchio da anni e anni di gestione vergognosa, da Rutelli ad Alemanno, passando per Veltroni) si erano approntate una serie di marchette a pioggia per far contenti tutti, vista l'ammucchiata che sostiene ancora il governo. Nel nome del "ricambio generazionale", il pastrocchio era stato affidato a quel giovanotto di Fabrizio Saccomanni (71 anni e dimostrarli tutti) e il Letta minore ci aveva anche fatto votare la fiducia. Al Senato ci hanno messo dentro di tutto. Milioni e milioni di euro per tappare i buchi del trasporto pubblico calabrese e per i treni valdostani, soldi al comune di Pietrelcina, paese di padre Pio, la minisanatoria per i chioschi sulle spiagge, disposizioni sulle slot machine, varie ede eventuali e il ripetuto tentativo da parte del Pd di evitare che un emendamento del Movimento di Grillo togliesse i soldi degli affitti d'oro a uno dei principali finanziatori del partito, che versa l'obolo fin dai tempi di D'Alema nel 1997 e non si è mai dimenticato degli amici (che non hanno dimenticato lui).

martedì 24 dicembre 2013

Il "prenditore" degli affitti d'oro dà i soldi a tutti. Provateci anche voi

"Durante la campagna elettorale vengono qui bianchi, rossi e verdi e noi un contributo lo diamo sempre. A tutti. Gli imprenditori romani fanno così". Una dichiarazione del genere andrebbe incorniciata, perché paradigmatica dello sfascio generale che perseguita questo paese ormai dal dopoguerra. I soldi ai politici in cambio di favori sono un sistema ormai quasi secolare che però almeno qui non sembra affatto destinato a scomparire.
Oggi, alla faccia del ricambio generazionale millantato dal giovane più vecchio d'Italia, il sistema è sempre vivo e lotta insieme a noi. E così Sergio Scarpellini, uno che si definisce imprenditore ma che in realtà è solo un palazzinaro che contribuisce alla lenta cementificazione di Roma e proprietario di tanti immobili di prestigio (frutto di eredità? vinte al totocalcio?) che affitta appartamenti alla Camera a peso d'oro, può anche fare la parte del martire perché qualcuno si è accorto della fregatura contenuta nel contratto firmato dall'allora presidente della Camera, Luciano Violante, che lo salvò dalla bancarotta.

lunedì 23 dicembre 2013

Letta si congratula con se stesso, Renzi resta a Firenze. Larghe intese forever

La conferenza stampa di fine anno con il Presidente del Consiglio di turno è una di quelle manifestazioni tipiche del servilismo della stampa italiana nei confronti del potere. Organizzata dall'Ordine dei giornalisti, la kermesse prevede un monologo del capo del governo, che di soliti tracina oltre ogni buon senso, pieno di retorica sui risultati ottenuti da parte di chi di risultati veri non ne ottiene più da decenni, e poi le domande dei giornalisti, preoccupati più dalla diretta televisiva e terrorizzati dall'ipotesi di finire nella lista delle persone poco gradite a Palazzo Chigi. Un turbillon di fesserie che quest'anno, con il grigio Enrico Letta, ha raggiunto uno dei suoi apici. 

martedì 17 dicembre 2013

Le pratiche della NSA dichiarate illegali negli Usa, Letta l'amerikano non ci trovò nulla da ridire

"Penso che non sia un'attività utile e positiva, anzi crea molti problemi e non ha effetti gli positivi di trasparenza che lui si prefigge". Era lo scorso ottobre e il nostro timoroso Presidente del Consiglio Letta junior si trovò a dover commentare il caso delle rivelazioni dell'ex spia americana Edward Snowden mostrando tutto il suo imbarazzo. Altri capi di Stato e governo, come la Merkel in Germania o la Roussef in Brasile hanno alzato la voce contro l'amministrazione americana. Noi, ovviamente, no. Spiati? Boh, chissà. Ci devono confermare. La ministra degli Esteri, Emma Bonino, da anni ormai filoamericana nel midollo, stoppava subito eventuali ipotesi di asilo a Snowden assicurando tutti che la Casa Bianca avrebbe chiarito ogni cosa.
E invece oggi, un giudice peraltro nominato dall'ex presidente George W. Bush, ha stabilito che le intercettazioni della Nsa violano la Costituzione americana, che farebbero inorridire i padri fondatori della patria, che sono pratiche "quasi orwelliane"  e che comunque violano apertamente la privacy dei cittadini. 
Naturalmente per noi alleati-tappetino il rancio era sempre ottimo e abbondante e il povero Snowden un nemico del popolo.

lunedì 16 dicembre 2013

Finanziamento pubblico ai partiti: Fonzie sigla il primo autogol

Chissà se è stata una sua idea, o se qualcuno dei suoi geniali collaboratori gliel'ha suggerita. Certo è che l'uscita di Matteo Renzi sul finanziamento pubblico ai partiti come "sorpresina" per spiazzare Beppe Grillo è stata un vero autogol. Convinto di essere molto furbo e intelligente, il sindaco di Firenze (a proposito, quand'è che si dimette?) ha promesso al Movimento 5 Stelle di rinunciare ai soldi per i rimborsi elettorali (fin qui indebitamente presi come sancito dalla Corte Costituzionale) in cambio dell'appoggio dei grillini a una non meglio precisata riforma della legge elettorale. Applausi del pubblico pagato, partito ricompattato, lodi a profusione dei commentatori politici (anche loro molto pagati). 
Quant'è furbo 'sto Renzi, ahò.

mercoledì 11 dicembre 2013

Letta incassa la fiducia, la corsa di Renzi finisce qui

Bugiardo come il personaggio a cui si ispira, quel Tony Blair che in Inghilterra è ormai conosciuto come B(liar), il rottamatore dell'Azione Cattolica ha già fermato la sua grande corsa. Il Pd e la congrega di centristi post berlusconiani con la quale sta attualmente al governo hanno confermato la fiducia a uno dei governi più immobili e incapaci della storia, consentendo a Enrico Letta di annunciare fiero che lui resterà lì per tutto il semestre europeo, coronando il sogno di re Napolitano che voleva votare nel 2015. Interpellato mentre in aula si svolgevano le votazioni, il rivoluzionario "ebetino" di Firenze si è dichiarato soddisfatto del rancio cucinato dal suo sodale ex democristiano, sostenendo che nel discorso di Letta c'erano le cose che avevano concordato
Quando fra un anno, forse, si riandrà a votare - probabilmente con questa legge, visto che difficilmente si troverà un'intesa su qualcosa che alla destra non  conviene - il povero Renzi sarà travolto per aver continuato a sostenere questo governo come un Epifani qualsiasi. Per non parlare delle Europee del prossimo maggio, dove - a giudicare dal malcontento generale - finiranno per non andare a votare neanche quei poveretti che si sono affannati ai gazebo. 


martedì 10 dicembre 2013

La nuova segreteria di Renzi, giovane e inutile come lui

Ho come l'impressione che anche questa volta i quasi tre milioni di persone che si sono fatte sfilare un paio di euro per far finta di votare per il cambiamento resteranno deluse. E' difficile pensare che un nuovo segretario del Pd così sfacciatamente democristiano possa imporre un'agenda a un governo già molto democristiano. Già ieri Fonzie-Renzi ha messo subito in chiaro che la "sfiducia a Letta non è all'ordine del giorno perché la gente ci chiede di fare le cose serie" e non si capisce come si possa riuscire nell'intento continuando a stare  insieme a un'accozzaglia di ex berlusconiani. Però lo specchietto per le allodole della nuova segreteria del partito, che rottama il passato per dare spazio a donne e giovani, è stato predisposto: una sfilata di 35enni (e quella è l'unica novità positiva) scelti come si faceva con il manuale Cencelli, visto che ognuno di loro sta lì in rappresentanza di qualche vecchia cariatide. 

venerdì 6 dicembre 2013

Mandela, la grande parata degli attestati di stima falsi e bugiardi

E' vergognosa la lunga sequenza di frasi fatte buttate lì per celebrare Nelson Mandela, soprattutto da parte di chi - come il nostro governo, da sempre - vive nella costante accettazione di tutti gli orrori imposti dagli Stati Uniti al resto del mondo. Perfino un delinquente abituale come Berlusconi ha approfittato dell'occasione per invitare alla "riconciliazione" mandeliana, soprattutto per non finire come lui dietro le sbarre.
Orde di cattolici, democristiani, filoamericani e seguaci deli liberismo dicono la loro oggi su un personaggio che fino a pochi anni fa era considerato dall'Occidente un "terrorista negro, e pure comunista". La retorica raggiunge i livelli altissimi tipici di queste occasioni dove il lutto è globale e se non si dice qualche cosa, qualunque cosa, pare brutto. Agenzie come al solito inondate di dichiarazioni di peones di tutti i partiti che testimoniano il loro falsissimo dolore per la scomparsa di una delle figure più grandi del novecento. 
Tutti fanno finta di dimenticare quella che era la posizione ufficiale dei paesi occidentali, guidati dal solito zio Sam, che hanno considerato Madiba fino al giorno della sua liberazione un pericoloso comunista, sostenendo finanziariamente l'apartheid dei bianchi in Sudafrica, per motivi economici, ma soprattutto geopolitici. 

giovedì 5 dicembre 2013

Capolavoro Napolitano: la Consulta del dottor Sottile ci inchioda a un triste passato

Chissà se c'è davvero il dottor Sottile dietro la bizzarra decisione della Corte Costituzionale, che a gennaio non ha ammesso il referendum che avrebbe abolito completamente la legge elettorale porcata (fra gli applausi del Quirinale), poi, dopo qualche mese e qualche innesto ad hoc, ne dichiara illegittime solo alcune parti, facendo ripiombare il paese nell'incubo del proporzionale puro e probabilmente prolungando l'agonia del governo attuale. 
Togliere dal "porcellum" il premio di maggioranza e le liste bloccate, significa tornare alle legge della Prima Repubblica, non al maggioritario come vorrebbe Beppe Grillo. E' il sogno di tutti i centristi inciucisti, da Enrico e Gianni Letta (entità più o meno unica di post-andreottiani), ad Angelino Alfano e Giorgio Napolitano, passando per tutti gli eletti nominati dalle segreterie dei partiti. E lascerà con tutta probabilità con il cerino acceso in mano il futuro segretario del Pd, Matteo Renzi, che infatti ieri era visibilmente un po' incazzato.

mercoledì 4 dicembre 2013

Colpo di scena: Silvio salva la Costituzione

Ogni tanto, infedeli che non siete altro, nella politica italiana qualche colpo di scena c'è. L'extraparlamentare pregiudicato in attesa di provvedimeno restrittivo Silvio Berlusconi si è immolato salvando la Costituzione italiana dalla volontà riformatrice (meglio distruttrice) di Napolitano e dei suoi saggi, più abili nel truccare i concorsi che nell'avanzare proposte vagamente degna di questo nome. Con l'uscita di Forza Italia dalla coalizione orgiastica dell'attuale governo, la modifica dell'articolo 138 che avrebbe poi reso più facile qualsiasi stravolgimento della carta costituzionale non ha più la maggioranza che la sostiene.
Poi dice che Silvio non è uno statista.

martedì 3 dicembre 2013

Sfruttamento del lavoro, i cinesi siamo noi

C'è voluto un rogo e la morte di sette poveri disgraziati per riportare sulle prime pagine dei giornali la storia dei cinesi di Prato, che nella ex capitale del tessile italiano lavorano ormai da moltissimi anni arricchendo le tasche di proprietari di capannoni, poliziotti che intascano tangenti per chiudere tutti e due gli occhi sull'immigrazione clandestina e grandi marchi dell'abbigliamento, che sfruttano una produzione di fascia bassa all'interno di un paese dell'Unione Europea.
Il sindaco della città è naturalmente un imprenditore tessile, che nella "rossa" Toscana è uno dei pochi che ha preso il potere grazie al Popolo delle Libertà, dell'Unione di Centro e perfino della Destra di Storace. Ha vinto le elezioni sbandierando il pericolo giallo. Era il proprietario del marchio Sasch ed è indagato per bancarotta fraudolenta. Oggi questo campioncino della legalità starnazza contro i cattivissimin cinesi che legano le persone ai macchinari per farle lavorare di più, come se fosse un distinto extraterrestre sceso direttamente da Marte. Però lui, travolto da una montagna di debiti, ha dovuto vendere la ditta ai russi.

lunedì 2 dicembre 2013

Spot contro la violenza sulle donne: il fidanzato si cambia, il marito si tiene

Ideata dalla deputata del Pd Anna Paola Concia, insieme a un'esponente dell'antico femminismo e a una creativa pubblicitaria, la campagna contro la violenza sulle donne adottata dal Dipartimento per le Pari Opportunità sembra fatta apposta per non dare troppo fastidio alla morale cattolica di cui questo paese si ammanta sempre, naturalmente a danno dei più deboli. Fra gli slogan compare un deciso: "Hai un solo modo per cambiare un fidanzato violento. Cambiare fidanzato" e un altrettanto perentorio "Non sposare un uomo violento. I bambini imparano in fretta".
E se una ha fatto la cazzata di sposarlo, un uomo violento? Niente da fare. 
Lo potete cambiare solo se è ancora lo stadio di "fidanzato". Altrimenti ve lo tenete.

venerdì 29 novembre 2013

Berlusconi, la magistratura politicizzata è quella che ancora non lo arresta

Di una cosa bisogna dare atto al decaduto Silvio B.: in Italia la magistratura è davvero politicizzata. Non si potrebbe altrimenti spiegare il fatto che, dopo quattro mesi da una condanna definitiva al carcere, nessun  magistrato abbia ancora spiccato un mandato di cattura. Sappiamo benissimo tutti che una cosa del genere non sarebbe possibile in nessun altro paese del mondo e per (quasi) nessun altro cittadino italiano. Da noi i magistrati rispondono spesso a logiche politiche, le solite, quelle della repressione nei confronti di chi non ha voce e della pretesa di non dover rispettare le leggi di pochi e inguardabili mandarini. 
Che cosa aspettano le Procure? Il decaduto non può non finire in galera, malgrado i suoi quasi ottant'anni, visto che ormai sta inanellando un processo dopo l'altro e una sentenza dopo l'altra, che annulleranno anche i benefici della legge da lui stesso approvata per salvare l'amico Cesare Previti, che almeno un paio di giorni a Rebibbia se li è fatti ed è poi rimasto a lungo ai domiciliari. 
Sia chiaro che io non ho alcuna particolare fede in quella che un tempo, con un termine che ammetto io stesso è ormai un po' obsoleto, sarebbe stata definita "legge borghese". Ma come si fanno a giustificare le botte, gli arresti sommari, i morti ammazzati perché pescati a farsi una canna, le leggi sulla recidiva approvate dagli stessi politici truffatori che conosciamo benissimo e che hanno inchiodato a lunghissimi periodi di carcere una marea di piccolissimi delinquenti, se poi alla prima occasione in cui a essere condannato è l'uomo più potente d'Italia fanno tutti pippa, dai giudici agli sbirri? 
La chiamano ragion di Stato. E' la colossale balla con la quale in questo paese si sono giustificate le cose più orrende. E che Silvio sia ancora a piede libero è la dimostrazione lampante che la giustizia non è mai stata uguale per tutti. 

giovedì 28 novembre 2013

Berlusconi, papa Francesco gli telefoni. Gli amici si vedono nel momento del bisogno

Alla faccia del corto circuito mediatico, nel caravanserraglio che ha fatto da contorno alla decadenza di Silvio Berlusconi si tenta l'ultima carta: l'appello a papa Bergoglio, che hai visto mai magari una telefonata a Palazzo Grazioli ci scappa. La patetica figura della fidanzata del boss, intervistata nientepopodimeno che dal Corriere della Sera, che l'ha resa protagonista della politica insieme a quello sgorbio del cane Dudù, la spara grossissima: "Lancio un appello a papa Francesco. Un appello affinché mi riceva e ascolti la storia di Berlusconi. La grazia? Avevo pensato di scriverla io, la lettera. Anche i figli erano d’accordo. Avevo pensato di andare al Quirinale da Napolitano. Poi ho capito che avrei trovato le porte chiuse", dice l'ex succhiatrice di calippo Francesca Pascale affranta dal destino cinico e baro. Mannaggia alla legge Severino e a chi l'ha pensata. "Il primo sbaglio, ancora prima della sinistra, l’ha fatto il Pdl. Maledetto il giorno in cui l’hanno approvata, quella norma".
Nessuno avrebbe mai potuto immaginare che un giorno anche il padrone d'Italia avrebbe dovuto rispettare una legge. Roba da non credere. 
Però il Papa faccia davvero qualcosa. Nessuno è stato fedele al Vaticano come Silvio e i suoi sodali, anche quelli a fasi alterne. Degli amici e benefattori bisogna ricordarsi, anche e soprattutto nel momento del bisogno.
 

mercoledì 27 novembre 2013

In un paese normale ora a Palazzo Grazioli arriverebbero i carabinieri

E' finita come si sapeva che sarebbe finita. La decadenza del Caimano, impallinato da una lunga sequela di problemi giudiziari, come capita spesso a chi fa della violazione della legge una ragione di vita, è l'ultimo atto di una lunga commedia, tipicamente italiana o il primo atto di un loop infinito? Secondo i sondaggi, qui da noi una persona su cinque lo voterebbe ancora e non si capisce che cosa dovrebbe mai succedere per convincere questo esercito di fedelissimi a scaricarlo definitivamente, dopo vent'anni di nulla che non fossero i cazzi suoi.
Del resto, in un paese normale ora a Palazzo Grazioli arriverebbero i carabinieri. Invece si sono aperti i dibattiti sull'opportunità o meno di eliminarlo per via giudiziaria, come se il consenso elettorale potesse giustificare un crimine.

lunedì 25 novembre 2013

Il Quirinale e Berlusconi alle comiche finali

E' tempo di comiche finali per l'uomo che ha tenuto in ostaggio l'Italia per vent'anni e colui che lo ha mantenuto in piedi negli ultimi due. In preda al delirio tipico del terrore, Silvio Berlusconi ha tenuto oggi una specie di conferenza stampa nel quale ha tentato qualsiasi numero, dalla rivelazione di carte che secondo lui giustificherebbero la ripertura del processo per i diritti Mediaset, alla richiesta di reintroduzione dell'immunità parlamentare (che se ne fa se decade?), fino all'appello ai parlamentari di Pd e Movimento 5 Stelle affinché si mettano una mano sulla coscienza, altrimenti "se ne pentiranno" coi propri figli. 
L'omino deve essere ormai paralizzato dal terrore e chissà se l'amico dittatore Vladimir Putin, oggi ricevuto con tutti gli onori in Vaticano e stasera previsto a cena chez Silvio (chissà se si tratta di una delle sue famose cene eleganti), gli regalerà il passaporto che gli servirebbe per fuggire all'estero come il suo amico Bettino Craxi.

venerdì 22 novembre 2013

Privatizzazioni, il governo sempre a difesa degli interessi dei più forti

Un governo di vecchi non poteva che partorire ricette con ingredienti scaduti. E' il caso della nuova trovata delle privatizzazioni, che l'ultrasettantenne Fabrizio Saccomanni è finalmente riuscito a mettere nel piatto delle leggi dell'esecutivo di cui fa parte. L'omino dei conti era ossessionato da tempo da questo mantra, molto gettonato negli anni ottanta e novanta, e - ovviamente - fallito, da noi come in tanti altri paesi (chiedete a un britannico che ne pensa della privatizzazione delle ferrovie). Prima di lui, a fare carne di porco, ci aveva pensato l'attuale presidente della Banca Centrale Europea, Mario Draghi, responsabile della più grande svendita di Stato del nostro paese.  Tra il 1993 e i primi mesi del 2001 in Italia sono state effettuate cessioni al mercato di quote di aziende pubbliche per circa 234.800 miliardi di lire, riguardanti importanti aziende di proprietà del Ministero del Tesoro (Telecom, Seat, Ina, Imi, Eni, Enel, Mediocredito Centrale, Bnl), dell’Iri (Finmeccanica, Aeroporti di Roma, Cofiri, Autostrade, Comit, Credit, Ilva, Stet), dell’Eni (Enichem, Saipem, Nuovo Pignone), dell’Efim, degli altri enti a controllo pubblico (Istituto Bancario S. Paolo di Torino e Banca Monte dei Paschi di Siena) e degli enti pubblici locali (Acea, Aem, Amga). Una pacchia per i futuri datori di lavoro di Draghi, la Goldman Sachs.

mercoledì 20 novembre 2013

Cancellieri, salvata dalla sfiducia a costo di figuracce ai limiti dell'epico

Nella nostra bellissima repubblica delle banane, la politica continua a dare il peggio di sè. C'è un Presidente quasi novantenne che non intende recedere dalla sua posizione e per mantenere in piedi il governo che lui ha tanto voluto (del resto, a quell'età si è come i bambini, difficilmente si ammette di avere torto) è disposto a difendere chiunque, anche una Ministra della Giustizia amica intima di una banda di delinquenti ai quali promette favori. C'è un Presidente del Consiglio che di testa sua non fa praticamente nulla, essendo alleato e ostaggio di tutti, ci sono un gruppo di aspiranti segretari del Pd che ogni tanto provano a distinguersi, ma poi obbediscono e tornano nei ranghi, perché senza il Partito sarebbero niente (e non avrebbero soldi da spendere). In attesa della mattanza di nuove tasse che presto ci colpiranno senza pietà, abbiamo assistito anche oggi all'ennesima buffonata: la Cancellieri che si salva dalla sfiducia, mentre esce fuori l'ennesima sporcizia nascosta sotto il tappeto, con l'amico Ligresti, pluripregiudicato e condannato, che la raccomanda con Berlusconi. E si va avanti così, tra figuracce indimenticabili, come quella di Letta che prima va in Sardegna a piangere i morti dell'alluvione e poi riscappa a Roma per salvare Nonna Pina (Dagospia è sempre grande in quanto a nomignoli). E lei, come se nulla fosse, va in aula alla Camera quasi rivendicando la sua amicizia con delle persone che stanno ancora agli arresti domiciliari, in galera o sono latitanti per aver distrutto delle aziende, truffando lo stato e migliaia di lavoratori e risparmiatori.
L'arroganza di questa gente è ormai tracimata peggio dei torrenti sardi, travolge tutto e non ha rispetto per nessuno.

martedì 19 novembre 2013

Vendola non si rassegna. La sinistra lo ha già fatto da un pezzo

Con il 3,2% alle ultime elezioni politiche, pari a poco più di un milione di voti, il partitino di Nichi Vendola non è andato molto meglio dell'infelice esperienza di Ingroia. Il governatore della Puglia è riuscito a piazzare un po' di gente in Parlamento solo grazie all'apparentamento con il Pd di Bersani ed ebbe il coraggio di dichiarare che l'alleanza con Rivoluzione Civile non era stata possibile a causa delle critiche che Ingroia aveva rivolto al Quirinale. ''Tra me e Ingroia non c'e' di mezzo Monti come barriera, ma Napolitano: l'assalto polemico continuo, l'arrembaggio nei confronti del Quirinale e' stata un'operazione politicamente e culturalmente sciagurata'', disse il furbo Nichi, schierandosi insieme a un partito che bene che fossero andate le elezioni avrebbe riportato al governo Mario Monti come ministro dell'Economia. Poi ci sono state le larghe intese e SEL ha deciso di chiamarsi fuori, avendo comunque già incassato la rappresentanza parlamentare. Forse era meglio scaricarlo, Napolitano.

lunedì 18 novembre 2013

Dietro la scissione del Pdl i soliti cattolici che non mollano l'osso

Mentre papa Francesco fa il piazzista di rosari in piazza San Pietro, sotto sotto le tonache nere lavorano ancora nel tentativo - apparentemente disperato - di rifondare la Democrazia Cristiana. Dopo aver puntato per anni su Silvio Berlusconi, che come leader dei cattolici aveva qualche difetto non trascurabile (come quello di portarsi a letto prostitute minorenni), ora le ultime carte si giocano su Angelino Alfano, una delle menti meno lucide di quel che resta del Partito delle Libertà. 
Secondo quello che riporta oggi  Repubblica, è da settembre che gli emissari del Vaticano incontrano segretamente le "colombe" diversamente berlusconiane, come Lupi, Quagliariello e il ciellino Mario Mauro, con i quali si sarebbe organizzata la scissione ai danni del Caimano. A presenziare agli incontri monsignor Rino Fisichella, che ha ospitato nella sua modesta magione di piazza Pio XII questi brain storming del futuro dei cattolici in politica, sotto la regia dell'ex presidente della Cei, Camillo Ruini
Fisichella è quel prete, membro della Congregazione per la dottrina della fede, che è apparso molte volte in televisione a difendere i contenuti fondamentali della dottrina cattolica più oltranzista, salvo poi giustificare in qualche modo i comportamenti di Berlusconi, sostenendo che malgrado il divorzio il leader del centrodestra poteva fare la comunione, a differenza di tutti gli altri poveracci di credenti divorziati tenuti fuori dalla porta. Perfino di fronte a una bestemmia del Cavaliere, il buon Fisichella aveva invitato a "contestualizzare", difendendo a spada tratta quello che anche per il Vaticano era evidentemente l'unto del Signore.
Oggi Berlusconi non li garantisce più. Di qui il disperato tentativo di puntare su ex radicali, ciellini e delfini dalla fronte inutilmente spaziosa. Alla faccia di papa Francesco.

venerdì 15 novembre 2013

Datemi un economista e vi affosserò il mondo

Non mi era mai capitato di imbattermi in Alberto Bagnai, che invece scopro essere un professore universitario molto seguito e presente in rete. Di solito mi tengo alla larga da quelli che ancora hanno la presunzione di avere delle risposte per il funzionamento di un sistema, quello capitalistico, che fa degli squilibri e dello sfruttamento la sua unica ragione di esistere. Il personaggio in questione, parecchio borioso, è di quelli che vedono nell'euro la causa di tutti i mali, l'odiosa moneta unica di un'Europa che non ci ama, anzi ci schifa parecchio e ci ha messo i bastoni fra le ruote dopo decenni in cui abbiamo salvato le chiappe solo perché potevamo liberamente stampare moneta. Una parrocchia la sua che, di fronte all'evidente fallimento di un'intera classe politica, ma soprattutto dirigente, si va allargando a dismisura.
Al di là delle considerazioni tecniche, sulle quali si potrebbe stare a discutere per ore, sul suo blog il compiaciuto professore se la prende con la schiera di coloro che accusano la casta, gli sprechi, la corruzione, gli scarsi investimenti sulla scuola, le ruberie diffuse e gli stipendi vertiginosi di funzionari pubblici senza vergogna, sostenendo che tutto questo "è deprecabile" ma in fondo non essenziale.

giovedì 14 novembre 2013

Militari italiani: finché c'è guerra c'è speranza per l'esercito di Pulcinella

Piazzisti d'armi mascherati da operatori umanitari, casta di superpagati e pieni di manie di grandezza, tanto retorici sul loro presunto ruolo sociale (pressocché inesistente, tranne quando qualcuno di loro scava poco e male sotto le macerie dell'ennesima tragedia ambietale) quanto cinici e pratici quando si tratta di maneggiare la vile pecunia e di fare lobby per conto dei grandi produttori di morte. Sono i militari italiani, che in questi giorni si ripropongono in tutto il loro splendore, grazie alla missione della portaerei Cavour che navigherà intorno all'Africa per 156 giorni facendo da "mercato viaggiante" del "made in Italy" delle armi da mettere in mostra davanti alle autorità dei vari paesi toccati durante il viaggio. La nave ammiraglia sarà accompagnata da altre tre navi e girerà attorno al Continente africano e alla Penisola Arabica. L'operazione è stata sponsorizzata dai nostri migliori fabbricanti di morte, come Finmeccanica, Fincantieri, Agusta Westland, Selex Es, Oto Melara Telespazio e il Gruppo Beretta, oltre alla Pirelli e alla Federlegno arredo (hai visto mai che qualche sceicco o leader tribale ha bisogno del parquet nuovo).

martedì 12 novembre 2013

Nassiriya, dieci anni dopo il fallimento e la retorica di una finta missione di pace

Oggi si rischia l'indigestione di retorica a buon prezzo, visto che letteralmente porci e cani si sono affannati a commentare il decimo anniversario della strage di Nassiriya, dove persero la vita 19 carabinieri italiani uccisi da un attentatore kamikaze. Si parla di "eroi", di ringraziamento della nazione, di "inaccettabile e vile barbarie", come ha fatto il presidente Napolitano, di "caduti per la pace", come ha fatto l'Ordinario militare (una delle categoria di preti pagati dallo Stato) durante la commemorazione. 
Al di là del rispetto che si può concedere ai morti, la politica come al solito non conosce il senso del ridicolo, ammantando di bugie ogni fatto della nostra storia recente. La guerra in Iraq è stato un illegittimo atto di aggressione nei confronti di un paese sovrano, accusato falsamente di avere armi di distruzione di massa e di proteggere i terroristi islamici (quando Saddam Hussein era il peggior nemico degli integralisti di tutta la regione). L'Italia vi ha partecipato grazie alla vergognosa deferenza che il nostro presidente del Consiglio Berlusconi aveva nei confronti di George W. Bush, che lo invitava alle grigliate nel suo ranch in Texas e all'interpretazione estensiva dei reali compiti affidati alla Nato. Altri paesi più seri, come la Francia e la Germania, hanno evitato di farsi coinvolgere in una missione che non aveva affatto l'ombrello dell'Onu. Noi, invece, abbiamo mandato un po' di gente a morire, un po' di gente - sia chiaro - che era lì come volontaria attratta da più lauti guadagni e solo per poi spartirci i soldi della ricostruzione. I bravi ragazzi di Nassiriya erano una forza occupante, altro che balle.
Oggi, in Iraq non ci sono truppe internazionali e non c'è più niente. Un paese costantemente sotto guerra civile, preda di politici corrotti spalleggiati dai poteri occidentali e di scontri sanguinosi fra etnie. E noi abbiamo contribuito a questo schifo.

Il Papa vuole gettare i cattolici corrotti in mare: sarà una strage

I “cristiani e i preti corrotti” sono "una putredine verniciata" e “meritano di essere gettati nel mare con una macina al collo”. Deve essere un metodo consolidato lì in Argentina, visto che la battuta - a dire il vero poco felice - è di papa Bergoglio, che con parole da catechismo per la comunione ha lanciato i suoi strali contro la corruzione. Per carità, era ora che qualcuno ci pensasse lì dall'altra parte del Tevere. Ma qui si rischia la strage. 
La Chiesa si abbevera alla fonte della corruzione da sempre. I soldi sporchi sono il pane quotidiano in Vaticano fin dai secoli bui, con una lunga sequela di delinquenti e banditi che si sono avvicendati al Soglio Pontificio. Senza tornare ai Borgia o a Bonifacio VIII, basta dare un'occhiata a come funzionano certe istituzioni cattoliche, dallo Ior (sui conti del quale è passato di tutto, compresa la madre di tutte le tangenti), all'Apsa (che gestisce senza controlli un patrimonio immobiliare ricchissimo frutto delle ruberie di secoli), dagli ospedali alle scuole, per capire che il marcio della corruzione è imperante. Uno scandalo continuo, che sembra non avere mai fine, con eterne promesse di fare pulizia che vengono continuamente disattese. 
Hai voglia a gettare gente in mare. 

mercoledì 6 novembre 2013

I figli di Silvio come gli ebrei nel ghetto: peggio Berlusconi o chi fa da megafono alla sparata?

Scandalizza più Berlusconi, che paragona i suoi figli agli ebrei perseguitati dai nazisti, o un giornalista come Bruno Vespa che ogni anno - pagato da Berlusconi - pubblica un libro del quale vengono anticipate a puntate tutte le idiozie di cui è composto? Il quesito è arduo.
Il leader decadente di Forza Italia è un vecchio bollito, che ha perso quasi completamente il già poco spiccato senso del ridicolo e così, parlando dei suoi rampolli, tutti già ultramiliardari e annoiati dai costosi giocattoli procurati loro dal padre e peraltro incapaci di grandi risultati (basta vedere il lento declino di Mediaset, Mondadori e Milan), spara una cazzata epocale, di quelle di cui solo lui è capace affermando che la sua famiglia è come quella degli ebrei sotto il regime di Hitler.
A Vespa non pare vero e invece di chiamare l'ambulanza riporta fedele l'assurdità del suo editore, anticipandola alla stampa e sapendo per certo che solleverà un casino. Peccato che la frase su ebrei e nazisti abbia offuscato le altre dichiarazioni del povero Silvio, che erano stupide allo stesso modo, ma almeno facevano ridere, come quando ha detto che: "In Italia sono diventato quello che sono. Ho fatto qui l'imprenditore, l'uomo di sport, il leader politico. Questo è il mio paese, il paese che amo, il paese in cui ho tutto: la mia famiglia, i miei amici, le aziende, la mia casa, e dove ho avuto successo come studente, come imprenditore, come uomo di sport e come uomo di Stato. Non prendo neppure in considerazione la possibilità di lasciare l'Italia".
Per adesso è difficile che lasci il paese, visto che gli hanno ritirato il passaporto. Ma comunque speriamo che resti davvero, almeno per un po', ai domiciliari. 

Ligresti, la Cancellieri e la destra italiana

Balbettando scuse come una bambina pescata con le dita nella marmellata, la ministra al telefono ha detto che contro di lei è stato usato il metodo Boffo, neologismo con il quale viene stigmatizzata la diffusione di notizie che possono mettere in imbarazzo personaggi potenti. Il problema è che in Italia, se si vuole incastrare qualcuno, il giochino è molto facile. Tutti quelli che siedono su poltrone di comando hanno qualche scheletro nell'armadio, che li rende ricattabili. E la ricattabilità è anche il motivo principale per il quale li hanno messi alla guida del vapore. 
Boffo, giornalista che ha lavorato solamente in testate puramente confessionali (e ora dirige la tv dei vescovi), si è ben guardato infatti dal rendere noti i motivi di quella condanna per molestie che sporca la sua fedina penale (e questo è un fatto), sollevando indignazione solo per l'accusa di essere un omosessuale "attenzionato" dalla polizia (e questa era una balla). E così si va comportando Anna Maria Cancellieri, donna che evidentemente non è lì per caso e sicuramente non è lì per meriti particolari. 

martedì 5 novembre 2013

La folle corsa verso il baratro di un governo di disonesti e mezze cartucce

Pur di mantenere al governo questa manica di fallimentari individui si è disposti a passare su tutto, dalla maggioranza delle larghissime ammucchiate, alla Ministra dalla telefonata facile, a patto che si sia amici di famiglia e possibilmente assai generosi con la sua. Fa francamente ridere la difesa anche un po' stizzita di Anna Maria Cancellieri, la pensionata di lusso a metà fra la sòra Lella e la Sgarambona di radiofonica memoria, che chissà chi e chissà perché ha messo alla guida della Giustizia, un tipo un po' così, amica intima di una banda di disonesti, moglie di un farmacista che è finito pure in galera perché faceva gli impicci con le fustelle false dei farmaci e con un figlio "idiota" che però viene pagato a peso d'oro. 
Fa venire il sangue agli occhi, come ha scritto giustamente ieri Sandrone Dazieri,  sentir parlare di atto umanitario questa gente, che di umanità non ne ha mai avuta per nessuno che non facesse parte della loro ristretta cerchia, politici che hanno approvato leggi schifosamente repressive per riempire le carceri di poveri sfigati e ora di fronte al fatto che anche qualcuno di loro o dei loro amici finisce dentro (o potrebbe finirci come Silvio) si preoccupano tanto delle condizioni dei detenuti italiani.

lunedì 4 novembre 2013

Ridurre le spese per le armi? Come siete "semplicistici", dicono i piazzisti

In Italia non c'è niente di più inutile delle Forze Armate, che al massimo vengono mandate a spalare il fango durante le alluvioni e per simili compiti non hanno certo bisogno delle armi di ultima generazione che per oscuri accordi continuiamo a comprare a man bassa. Oggi, per festeggiare la Giornata dei bambocci in divisa, il presidente Giorgio Napolitano ha avuto il coraggio di dire che "non possiamo indulgere a semplicismi e propagandismi che circolano in materia di spesa e di dotazioni indispensabili per l’esercito" e che non bisogna neanche discutere "di una riduzione in generale dell’impegno dell’Italia, sul piano militare, al servizio della Comunità internazionale". Il che tradotto dal cinico politichese significa che la crisi la possiamo tranquillamente continuare a far pagare ai lavoratori e ai pensionati, non certo ai fabbricanti di armi. 
Tanto per ricordare due-tre cosette all'anziano guerriero, la spesa militare italiana in rapporto al pil è più o meno in linea con quella di altri paesi europei, leggermente superiore rispetto a quella della Germania (che è l’1,4%) e inferiore a quella della Francia (2,3%). La differenza però risiede nel fatto che da noi i soldi buttati in strumenti di morte sono più o meno gli stessi di quelli impegnati per la protezione civile, dove gli altri paesi arrivano a spendere anche il 4,5% in piu' in rapporto al pil.
Degli F-35 si è parlato molto e nessuno è ancora riuscito a capire a cosa servano - se non a riempire la casse di aziende come Finmeccanica e Lockheed - a parte il ministro ciellino Mauro che ne è diventato addirittura testimonial, parafrasando una celebre frase latina (si vis pacem, para bellum), pare - come nella migliore tradizione dei suoi amici e sodali - a sua insaputa. Come nessuno riuscirebbe mai a giustificare 12 anni di insensate guerre in Iraq e in Afghanistan, dove continuiamo a buttare soldi per fare strage di civili e abbiamo trasformato i due paesi in polveriere senza speranza.
Altro che leggerezza. Il semplicismo propagandistico è proprio quello di chi continua a giustificare la guerra, facendo il piazzista di armi.

venerdì 1 novembre 2013

Per rimuovere la Cancellieri serviranno i caschi blu

Iero ho sentito qualcuno in televisione dire che quello di Anna Maria Cancellieri è uno dei volti più simpatici del governo. Magari è vero, ma dimostrerebbe di che pasta di mostri è fatto l'esecutivo della larghe ammucchiate. Questa ex Prefetto che cumula una pensione d'oro con uno stipendio da Ministro, che sfoggia vestiti da Bulgaria anni '50 e una collana di perle che anche mia nonna avrebbe considerato un po' demodè, ha mostrato finalmente il suo vero volto. Si blatera un po' ovunque stile Bar Sport della grave situazione carceraria e delle pessime condizioni in cui vivono i detenuti, ma dalla vecchia signora è arrivata l'ennesima dimostrazione che qui da noi il censo conta sempre molto, eccome.

giovedì 31 ottobre 2013

Un paese senza lavoro e senza governo, ma ci resta il Bunga Bunga

Un paese senza lavoro e senza governo. Perlomeno senza un governo credibile. Chi infatti si fiderebbe ancora di un'ammucchiata così indegna da risultare addirittura ridicola? Nessuno, a meno che non sia in mala fede. E in mala fede sono tutti coloro che continuano a sostenere l'esecutivo del Letta minore. Mentre tutta Italia dipende ancora dalle bizze di un anziano puttaniere ("Finchè c'è Silvio c'è Bunga Bunga", ha dichiarato ieri una delle ragazze pagate a peso d'oro da Berlusconi, rassicurando un po' tutti) e le telecamere vengono puntate sul suo nuovo ometto di fiducia Raffaele Fitto (un campioncino che in linea con l'attitudine del partito si è già beccato una condanna a quattro anni in primo grado ed è sfuggito in passato agli arresti solo grazie al fatto che i suoi amici di tutti i partiti hanno respinto alla Camera la richiesta dei magistrati), l'Istat certifica per l'ennesima volta il dramma in cui stiamo vivendo. 
Il tasso di disoccupazione a settembre ha segnato un nuovo record raggiungendo il 12,5%  in rialzo di 0,1 punti percentuali su agosto e di 1,6 punti su base annua. E' il valore più alto dal 1977 (!)  ed è aggravato dal dato sui giovani fra i 15 e i 24 anni), dove la disoccupazione è arrivata al 40,4%, in aumento di 0,2 punti percentuali su agosto e di 4,4 su base annua. 
Economisti e osservatori prezzolati dal grande capitale fanno spallucce e sostengono con la consueta faccia di bronzo che i segnali di ripresa economica (che si baserebbero sulla "fiducia" delle imprese, pensate un po')
hanno bisogno di più tempo per trasferirsi sul mercato del lavoro.
Ma è una grassa bugia.  Perché il sistema è stato esattamente concepito per raggiungere i risultati opposti: la massimalizzazione dei profitti a danno dei posti di lavoro. Questo è il paese delle grandi intese, pochi furbetti alla guida del treno e vagoni e vagoni di poveri illusi e ignoranti, travolti da promesse elettorali e attirati come mosche sulla merda da nani, ballerine, presidenti e banchieri ottuagenari.

martedì 29 ottobre 2013

La missione compiuta dei geni della finanza al potere: in 5 anni raddoppiati i poveri

Missione compiuta. Dal 2007 al 2012 il numero di italiani che vivono in povertà assoluta è raddoppiato da 2,4 a 4,8 milioni. Quasi la metà (2,3 milioni) sono al Sud e di questi poco più di 1 milione sono minorenni, mentre sono salite al 65% le famiglie che dichiarano di acquistare meno beni che in passato. Come al solito le cifre statistiche fanno piazza pulita di tutte le balle raccontate da politici e grandi economisti che in questi anni si sono avvicendati al potere. Che cosa dire di fronte ai numeri dell'Istat delle facce che in questi anni si sono occupate della nostra economia, come quelle di Giulio Tremonti, di Mario Monti e oggi di Fabrizio Saccomanni
Il loro non è in realtà un fallimento, ma la piena adesione alle dottrine che vengono insegnate nelle Università dell'alta borghesia, dove a costi esorbitanti si educano i futuri padroni del vapore a ridurre in pezzi tutto quello che puzza di sociale in favore di tutto quello che fa fare i soldi ai privati. Via scuola, asili, sanità pubblica e aziende di Stato, con conseguente impoverimento delle famiglie e perdita dei posti di lavoro. Il pensiero unico del capitalismo straccione non conosce rivali. Anzi, ormai ha corrotto anche comunisti e cattolici.

lunedì 28 ottobre 2013

Papa Francesco firma accordi col sanguinario dittatore della Guinea

La simpatia con la quale il Vaticano nel corso degli anni ha guardato ai dittatori, naturalmente quelli di fede cattolica, è storia anche recente, come dimostra il caso del Papa polacco che ha santificato il franchista Escrivà de Balaguer, si è affacciato in finestra con Augusto Pinochet e ha fatto visita anche a Fidel Castro, quando ormai preda della senescenza ha cominciato a ricordare i suoi trascorsi a scuola dai preti.
Al momento dell'elezione di Bergoglio sono emersi particolari un po' strani sul suo ruolo di capo della Compagnia di Gesù in Argentina al tempo della dittatura militare, ma poi la stampa italiana come al solito agiografica ha messo tutto a tacere facendo passare il gesuita per un francescano.
Tre giorni fa in Vaticano, il papa pampero ha ricevuto stringendogli le mani il presidente della Guinea Equatoriale, Teodoro Obiang Nguema Mbasogo,con il quale ha anche firmato un accordo bilaterale di cooperazione. Vatican Insider, che dovrebbe essere il sito web di informazioni non convenzionali sulla Chiesa cattolica della Stampa, insieme a tutto il resto dei giornali e delle agenzie, non ha fatto una piega, presentando la cosa come un atto di ordinaria amministrazione che, udite udite, "suggella le buone relazioni bilaterali esistenti, riconosce la personalità giuridica della Chiesa e delle sue Istituzioni" e "riguarda anche il matrimonio canonico, i luoghi di culto, le istituzioni educative, l'assistenza spirituale ai fedeli cattolici negli ospedali e nelle carceri'', come recita la velina diffusa dalla sala stampa vaticana. 
Peccato che Obiang sia un feroce dittatore che governa con il pugno di ferro il suo paese da oltre trent'annie che molti osservatori internazionali considerino il suo regime uno dei più corrotti, oppressivi e antidemocratici del mondo. La Guinea Equatoriale ha un solo partito, non ci sono giornali e tutte le emittenti radiofoniche e televisive sono gestite o controllate direttamente dal governo. Secondo Forbes, questo personaggio possiede una delle fortune più grandi del mondo, con un patrimonio stimabile in 600 milioni di dollari, in un paese pieno di petrolio e fra i più poveri di tutta l'Africa. In un rapporto del Dipartimento di Stato americano del 2008, si parla di uccisioni indiscriminate, detenzioni arbitrarie e torture per i detenuti. Che però adesso, grazie all'accordo di papa Francesco, prima di crepare in cella potranno usufruire dell'assistenza spirituale.
Sono soddisfazioni.

L'ossessione delle privatizzazioni del Paperone Saccomanni

Il ministro del Tesoro, Fabrizio Saccomanni, è un amante delle esternazioni. Personaggio che ha sempre lavorato nell'ombra per conto di precisissimi poteri forti, ora che è parte del governo dell'ammucchiata generale non si contiene e parla. Oltre al suo mantra preferito della "ripresa dietro l'angolo", puntualmente smentito da tutti i dati statistici ufficiali, c'è quello delle privatizzazioni. Già lo scorso luglio aveva provocato un mezzo maremoto dichiarando a Bloomberg che si sarebbero svendute Eni, Enel e Finmeccanica per fare un po' di cassa. Subissato di insulti per aver detto una cosa che non era stata discussa con nessuno all'interno della ridicola maggioranza che sostiene anche lui, ha fatto passare qualche mese e ci è tornato. Stavolta niente testate gradite alla business community, ma il salotto del milionario Fabio Fazio, dove ancora una volta ha ripetuto il suo concetto da ragioniere: vendere le aziende di Stato per ridurre il debito, infilandoci pure la Rai
Saccomanni è un giovane virgulto di 71 anni (il ministro delle Finanze svedese, considerato il miglior d'Europa, ne ha 45) e sembra il perfetto identikit di chi si schiera dalla parte dei soldi. Laureato alla Bocconi, ha lavorato come rappresentante della Banca d'Italia presso il Fondo Monetario Internazionale, la Banca centrale europea, la Banca dei Regolamenti Internazionali e l'Unione Europea, ovvero tutti i principali grassatori del cittadino medio. Un paperone di Stato che da direttore della banca centrale guadagnava oltre 830 mila euro l'anno e che quando ha dovuto mettere on line la propria dichiarazione dei redditi ha fatto l'indiano, senza includere quelli derivanti dalla pensione di cui già gode.  Tanto per fare un esempio, il più grande banchiere del mondo, il presidente della Fed (la banca centrale degli Stati Uniti) Ben Bernanke ha uno stipendio di meno di 200 mila dollari l'anno.
Ecco, l'emblema dell'Italia che mangia a sbafo sulla pelle degli altri, cumulando stipendi senza alcuna giustificazione, ci dice che dobbiamo svendere i gioielli di famiglia per colmare il buco che quelli come lui hanno scavato nel corso degli anni (è entrato in Banca d'Italia nel 1967 e tralasciamo che cosa è stata la Banca d'Italia in questi ultimi cinquant'anni). Parlare di privatizzazioni qui da noi significa intraprendere un cammino ben preciso: regalare le aziende ai privati, assistere impotenti a una progressiva perdita di posti di lavoro e competitività e poi spendere un sacco di soldi per ricomprarle prima che falliscano del tutto (vedi Telecom e Alitalia). 
Chi non si pone il problema di che fine faranno Eni, Enel, Finmeccanica e la stessa Rai è in malafede o è stupido. Saccomanni non è stupido, purtroppo.

venerdì 25 ottobre 2013

I campioni del Pd (7): Carbone, lo stalker che va impreparato alle interrogazioni

Riprendo volentieri questa rubrica, dedicata alle facce della sinistra grazie alle quali la sinistra non vincerà mai. Ieri a Servizio Pubblico, c'era la sorella bandiera Giorgia Meloni che faceva sfoggio di tutta la sua paraculaggine romanesca, cercando di passare per una pasionaria dell'opposizione quando il suo partitello alle ultime elezioni ha ottenuto qualche seggio e lei ha conservato lo stipendio solo perché era apparentata con l'amico Silvio, e un tale Ernesto Carbone, carneade del Partito Democratico, ex prodiano oggi salito sul carro di Matteo Renzi, che solo a vederlo e sentirlo parlare si capisce perché la legge elettorale attuale è una schifezza. Uno così, totalmente impreparato e balbettante su qualsiasi argomento affrontato ieri, dalla Tav ai problemi della casa, alle vergognose leggi sull'immigrazione, non poteva che essere eletto con un listino bloccato, perché altrimenti non lo avrebbe votato nessuno. Non sapeva niente, nè del progetto Tav in Val di Susa, nè delle occupazioni delle case, cercava di zittire due informatissimi attivisti No Tav e lanciava proposte deliranti, del tipo vendiamo le Poste per fare cassa (e magari scavare qualche altro tunnel).
A metà fra un pugile suonato e un alunno delle medie alle prese con un'interrogazione difficile per la quale non ha neanche aperto libro, Carbone ha messo in scena tutta l'incapacità politica di coloro ai quali si accompagna, un partito allo sbando, ostaggio di un bizzoso vecchissimo Presidente e di un pluripregiudicato in attesa di grazia (o amnistia, o indulto, va bene tutto) e incapace di fare una proposta seria che sia una.
Se si cercano notizie in Rete su cotanto personaggio, emerge però una storia divertente. Carbone non ha fatto un tubo nella vita, a parte portare la borsa a un trascurabile ex Ministro dell'Agricoltura, Paolo De Castro. Però è finito comunque sotto processo, tanto per non farsi mancare il marchio di origine controllata che ogni politico italiano sembra sfoggiare con orgoglio. Il nostro genio è accusato di furto di password, sostituzione di persona e intrusione nel profilo Facebook altrui, quello della sua ex, una consigliera comunale del Pd a Cesena, perseguitata da mail diffamatorie e cattiverie assortite sui social network. 
Un altro fenomeno della banda. 
Che, bisogna dirlo, quando c'è da far ridere non delude mai. Però il suo slogan è: "L'Italia che meriti. Adesso". E suona come una minaccia.

mercoledì 23 ottobre 2013

Datagate, italiani spiati e il governo fa finta di nulla. Fedeli alla linea

Barack Obama non sa più a chi dare i resti per parare la figuraccia che l'ex dipendente dei servizi segreti del suo paese, Edward Snowden, gli sta facendo fare a puntate con la pubblicazione da parte della stampa dei suoi file segreti. Quello che tutti già sapevano fin dal 2001 è che gli americani hanno approfittato della guerra al terrorismo per spiare tutto il mondo, amici e nemici, senza distinzione. Le notizie hanno provocato la reazione indignata di mezzo mondo, dal Messico alla Francia, al Brasile, con i capi di stato e di governo che hanno cancellato incontri alla Casa Bianca in programma da tempo e hanno costretto Obama  a una penosa marcia indietro con tanto di promessa di indagine.
Indovinate qual è l'unico governo che invece si stende a mo' di zerbino? Ma il nostro, naturalmente, che vanta al suo interno un filoamericanismo d'accatto che ci rende i soliti Pulcinella.

lunedì 21 ottobre 2013

Il (dis)ordine dei giornalisti: quando l'invidia è una brutta bestia

Giornali, settimanali, mensili e pubblicazioni varie in Italia vivono di gossip da sempre. Non c'è sito web, foglio di carta, quotidiano o giornaletto di quartiere che non punti su qualche tetta e gamba scosciata, per non parlare delle pubblicità (che l'editoria la tengono in piedi) che accostano bellezze pacchiane e possibilmente seminude a qualsiasi tipo di prodotto, dal collante al silicone al whisky, passando per auto, pasticche per il mal di testa e assorbenti, o delle riviste femminili che sembrano fatte molto di più per gli uomini.
E' da questo pulpito che nei giorni scorsi è partita la raffica moralista contro Michele Santoro, colpevole di aver portato in trasmissione una attricetta bulgara, Dragomira Bonev,  che ha parlato, per l'ennesima  volta, del mondo marcio che circonda l'uomo più potente e ricco d'Italia. Siccome il programma non ha rivali in termini di audience, gli altri giornalisti, molti dei quali quando hanno provato a fare tv con delle trasmissioni da loro condotte hanno registrato fallimenti da chiusura dopo la prima puntata, muoiono di invidia.
Perfino in redazioni di testate di serie C, come quella per cui lavoro io, sono comparsi gli "snob", quelli che "basta con il gossip", quelli che "Santoro ha esagerato", gente che di solito non mette in fila tre parole, nè parlate, nè scritte e che è abituata geneticamente a fare la buca delle lettere.

martedì 15 ottobre 2013

Fazio non può dire quanto guadagna: paura che lo aspettino sotto casa?

Peccato che a metterlo in mutande sia stato Renato Brunetta, che certo non è il pulpito migliore dal quale pronunciare certe prediche. Ma era ora che qualcuno accendesse un riflettore sugli scandalosi compensi di Fabio Fazio, il presentatore tappetino che si metterà in tasca 5 milioni e 400 mila euro nei prossimi tre anni per un programma che, tralasciando giudizi di merito sullo squallore, non è prodotto dalla Rai, ma dalla Endemol
Di fronte al rissoso Brunetta, Fazio si è risentito sparandone una veramente grossa: "Sono orgogliosissimo dei soldi che prendo perché io faccio guadagnare la mia azienda, così come sono orgogliosissimo di restituire il 50% al fisco e di non avere alcuna denuncia per frode fiscale". Poi, forse resosi conto della sciocchezza, ha peggiorato la situazione: "Io non posso dire quanto guadagno. L'azienda mi vincola alla riservatezza. Non vado contro la mia azienda".
La Rai non è un'azienda privata (anche perché se lo fosse col cavolo che gli darebbe tutti questi soldi), anche se risponde alle regole di una società per azioni e in base a diversi pareri della Corte di Cassazione avrebbe il dovere o comunque la possibilità di rendere pubbliche e motivare le proprie spese, anche perché le perdite - che nel 2012 sono state la bellezza di oltre 245 milioni di euro - vengono ripianate dalla tasse. Quindi il milione e ottocentomila euro lordi l'anno, che poi diventano 900 mila netti, pari a circa 80 mila euro al mese (!), sempre netti, che percepisce uno come Fazio che non sa fare nulla, non è nessuno e deve la sua fortuna solo al modo mellifluo con cui tratta i potenti (che intervista anche senza essere un giornalista), li paghiamo tutti, con il canone e con la fiscalità generale.
Vedere le cifre servirebbe a capire anche se è vero che uno come Fazio raccoglie più di quello che costa, perché un conto è dirlo, un conto è vederlo, senza contare che da 11 anni occupa manu militari la prima serata di sabato e domenica, alternando politici rassicuranti a personaggi dello spettacolo e dello sport. 
Non esattamente una roba da avanguardia. 
Poi viene fuori che per avere un comico di seconda scelta come Maurizio Crozza, la Rai sarebbe stata pronta a spendere 25 milioni di euro, dei quali cinque netti sarebbero andati  proprio a lui, un tipo talmente poco professionista che l'anno scorso sono bastati due fischi sul palco di Sanremo per mandarlo in tilt. Per non parlare di Roberto Benigni, che nel biennio 2012/2013 si è messo in saccoccia la bellezza di 5,8 milioni con qualche comparsata e qualche letale lettura di Divina Commedia, o di tutta la pletora di giornalisti di centrodestra che hanno provato a fare i Santoro con risultati ridicoli. 
Già fanno ridere poco. La prossima volta che li vedete in televisione fare una battuta sui disoccupati, gli immigrati e i pensionati ricordatevi del loro conto corrente. 

lunedì 14 ottobre 2013

Renzi e Quagliariello chiudono la commedia, l'amnistia serve solo a Berlusconi

Quanto possano essere bugiardi coloro che ricoprono le più alte cariche dello Stato è ormai sotto gli occhi di tutti. L'ignobile farsa dell'amnistia, portata avanti da gente che non muoverebbe mai un dito a difesa dei più deboli e di coloro che delinquono anche perché vivono ai margini della società e che anzi ha messo la propria faccia e la propria firma sotto alcune delle leggi più repressive degli ultimi decenni, è finalmente giunta al termine. Dopo il messaggio alle Camere del Presidente della Repubblica, si erano tutti preoccupati di giurare e spergiurare che il provvedimento non avrebbe riguardato Berlusconi. Tutti, ma proprio tutti, compresa la ministra Cancellieri, che non si capisce se c'è o ci fa, e buona parte del Pd, che si sa, quando si tratta di salvare Silvio si ricompatta immediatamente, stavano lì con il ditino alzato a criticare qualsiasi voce di dissenso, pronti a dare del forcaiolo a chiunque non fosse d'accordo con l'operazione salvataggio dell'anziano piccolo delinquente. 
Poi arriva uno come Matteo Renzi, che una cosa di sinistra non l'ha mai detta in vita sua, che pronuncia un'ovvietà: "L'amnistia non è una cosa seria". Apriti cielo. Parte il fuoco "amico" dei ministri Zanonato, che accusa Renzi di cercare consensi (certo perché loro al Pd i consensi non li cercano e infatti fanno sempre il contrario di quello che farebbe il loro elettorato) e della Bonino, che per aiutare l'amico e benefattore Silvio si immolerebbe di persona.
Poi oggi arriva il "moderato" Gaetano Quagliarello e fa calare il sipario sulla pessima commedia. L'amnistia, se si fa, si fa anche per Berlusconi. Che poi, come volevasi dimostrare, è anche l'unico possibile detenuto che interessi a lor signori.

venerdì 11 ottobre 2013

Alitalia: Totò, Peppino e la banda degli onesti

Di fronte all'ennesimo salvataggio pubblico di interessi privati, c'è qualcuno che insorge sostenendo che l'intervento dello Stato non deve essere mai giustificato. Autorevoli commentatori che scrivono su giornali nei quali contribuiscono al perenne rosso economico (costano carissimi e non li legge nessuno) o ricoprono cariche elettive decise da una segreteria di partito, si dicono convinti che il capitalismo non vada disturbato, quando brucia decine di migliaia di posti di lavoro. E pazienza per coloro che restano senza stipendio: è il mercato, bellezze.
Poi uno guarda l'azionariato dell'Alitalia privatizzata e ci riconosce subito il marchio della commedia all'italiana.

mercoledì 9 ottobre 2013

Qualcuno davvero crede che a Napolitano interessino le condizioni dei detenuti?

La situazione delle carceri italiane è così vergognosa, che utilizzarla come scusa per salvare Silvio Berlusconi dovrebbe far vergognare ancora di più. Alla fine del 2011 - secondo gli ultimi dati dell'Istat - erano detenute nelle carceri italiane 66.897 persone,  molte di più della capienza degli istituti di pena, pari a 45.700 posti. Dal 2000 la popolazione carceraria è aumentata del 25,7% grazie alle politiche repressive adottate dai governi di destra sulla droga e sull'immigrazione. Per reati legati agli stupefacenti, spesso possesso di piccole quantità ma recidivo, sta dietro alle sbarre oltre un terzo dei detenuti italiani (27.459) , la maggior parte di coloro che sono  entrati nelle carceri nel 2011 era in attesa di giudizio e soltanto il 10% aveva una condanna definitiva.
Basterebbero queste cifre per capire dove si può intervenire per evitare il sovraffollamento delle carceri, dall'accelerazione dei processi alla depenalizzazione di tanti piccoli reati, come il possesso di droga o l'immigrazione clandestina, ma anche il piccolo spaccio, visto che gli immigrati che vendono droga lungo le strade del nostro paese di certo non lo fanno per conto proprio e altrettanto sicuramente non se la portano da casa loro.

lunedì 7 ottobre 2013

La spending review? Facciamola sulle scuole private

A volte per dire qualcosa di sinistra, come chiedeva Nanni Moretti, basta anche solo pronunciare cose ovvie in questo paese alla deriva, sociale e politica. Per esempio sulla scuola, che anno dopo anno viene dissanguata di risorse da governi di tutti i colori. Sulla formazione, in Italia, non si è mai investito, perché prima di tutto bisognava alimentare il business delle scuole private, il 90% delle quali nelle mani del Vaticano o di congregazioni varie. L'istruzione ha subito lo stesso lento declino dell'assistenza sanitaria e in parte per lo stesso motivo: pagare l'obolo a Santa Romana Chiesa. 
Tanto per fare due cifre, l'insegnamento della religione in tutte le scuole italiane, ci costa un miliardo e 250 milioni di euro l'anno, ai quali vanno aggiunti 325 milioni di contributi agli istituti cattolici e 46 milioni alle università, sempre cattoliche. In tutti questi posti si pagano cifre che vanno da una media di 3.000 euro fino a 10 mila euro l'anno, una vera scala classista che dimostra ancora una volta, se ce ne fosse bisogno, che in Italia i servizi pubblici vanno pagati lo stesso, se non si vuole andare a scuola in aule senza riscaldamento e con i soffitti pericolanti o in ospedali dove ti lasciano tre giorni su una branda in corsia.

venerdì 4 ottobre 2013

Le banalità del Papa sul matrimonio: mamme e mogli a stirare camicie

Oggi ho subito una punizione. Un mio collega che seguiva l'intervento di papa Francesco ad Assisi è stato tutto il tempo con la televisione accesa a tutto volume in ufficio. Io non volevo, lo giuro, ma sono stato costretto a sentire. E le banalità di cui è stato capace affrontando una questione seria come la famiglia mi hanno fatto un certo effetto, soprattutto considerato la grande stima di cui sembra godere. 
Prendendosela con la "cultura del provvisorio", Bergoglio ha parlato dei giovani che hanno osato dire "restiamo insieme finché dura l'amore", accusandoli di egoismo. Poi ha esaltato la verginità e il celibato dei preti (contento lui, chissà gli altri) e ha raccontato una storiella su una madre che si sarebbe lamentata con un sacerdote per il fatto che il figlio di trent'anni con una "bella fidanzata" (magari se era una cessa poteva pure essere perdonata) non si decideva a sposarsi, sentendosi rispondere: ''Smetta di stirargli le camicie". Grandi risate e applausi per una analisi socio-politica degna del personaggio. 
E' infatti noto che la scarsa propensione al matrimonio dei giovani di oggi sta tutta nel privilegio di avere le camicie stirate dalla mamma. E che i giovani maschi non abbiano paura: il matrimonio serve a questo, a farsi stirare le camicie dalla moglie, con la quale bisogna fare tanti figli e rimanere insieme anche se ci si odia. 
"La società in cui voi siete nati privilegia i diritti individuali piuttosto che la famiglia, le relazioni che durano finché non sorgono difficoltà", ha detto il pampero.
E meno male, vivaddio. 

Lampedusa, tragico esempio del perché non si può governare con questa destra

E poi arriva lo schiaffo. Bello dritto sulla faccia, dopo giorni di narcolessi a caccia dell'ultima dichiarazione di qualche vecchia carampana rifatte e ingioiellata o qualche nano da circo convinto di essere Napoleone. Perché mentre noi stiamo qui a masturbarci sulle larghe intese, sulla stabilità e su quanto sia bello tenere in piedi un governo ridicolo, lungo le nostre coste la gente muore, a centinaia, dandoci una tragica esemplificazione in diretta del perchè noi non siamo un paese serio e del perché è assurdo governare insieme alla destra italiana e continuare a definirsi di sinistra.
Rigurgiti di xenofobia e razzismo, spinti avanti dai leghisti e dai reduci del Msi, hanno portato all'approvazione di una legge che è in se stessa un obbrobrio, firmata da due politici ormai fortunatamente in disarmo e fatta su misura per placare le rabbie popolari innescate ad arte contro gli immigrati, anche quelli regolari, costretti a penose trafile burocratiche per ottenere permessi di lavoro e soggiorno. 
Quelli irregolari, invece, li si affoga direttamente in acqua.

mercoledì 2 ottobre 2013

Peggio Berlusconi o Letta e il Pd che continueranno a governare con lui?

Il vecchio satiro di Arcore è ormai in pieno stato confusionale. Circondato da falchi, pitonesse, prostitute e papponi, sente avvicinarsi l'ora della sua fine politica e dà fuori di matto, cambiando idea ogni cinque minuti. Dopo aver annunciato il rompete le righe e aver fatto passare per gente responsabile anche due figuri come Angelino Alfano e Fabrizio Cicchitto, oggi si è presentato in aula al Senato per il suo solito spettacolo contro i giudici, i comunisti, i traditori, gli inaffidabili e poi - fra le risate generali - ha annunciato il suo voto favorevole alla fiducia al governo guidato dal nipote del suo consulente personale.
Però c'è poco da ridere.
Perché ora si apre un'altra pagina e un'altra storia, l'ennesima che porterà via voti al Partito Democratico, sempre più in balìa delle bizze del pazzo. Come faranno Letta, Epifani, Napolitano e quei nulla fatti persona che concorrono alla guida del partito a giustificare il fatto che continueranno a governare con uno così, sapendo che fra qualche giorno siamo da capo a dodici? E' questo l'interesse del paese? Un'eterna paralisi provocata da una coalizione all'interno della quale sono tutti contro tutti anche dentro gli stessi partiti? Un'attesa inutile verso la prossima scontata crisi?
Nessuna delle persone che sono attualmente all'interno del Parlamento lavora per il bene del paese. Questo ormai dovrebbe essere chiaro. E la diretta televisiva della sciocca gazzarra al Senato - con interventi di qualche peone fortemente in difficoltà con la lingua italiana - ne è stata triste testimonianza una volta di più.



martedì 1 ottobre 2013

Lo spettro del "responsabile" Giovanardi

Uno spettro si aggira per il paese. E' quello di Carlo Giovanardi, il democristiano per tutte le stagioni, l'uomo più preso di mira su internet grazie alle sue mirabolanti uscite oscurantiste, che ne hanno sempre fatto un personaggio al limite del caricaturale, anche se qualche volta leggermente spaventoso. Salvato dallo tsunami di Tangentopoli da Silvio Berlusconi e Pierferdinando Casini, che lo hanno riciclato dopo la diaspora democristiana, oggi - passati vent'anni dal suo repechage - è pronto per una nuova giravolta e annuncia di essere disposto a votare la fiducia al governo di Letta junior insieme a una quarantina di panciafichisti come lui. E così l'uomo che ha paragonato l'eutanasia ai metodi nazisti provocando un incidente diplomatico con l'Olanda, il firmatario insieme all'ormai scomparso Gianfranco Fini della legge più criminogena nei confronti del consumo di droga di qualsiasi altro paese civile, con la folle equiparazione fra droghe leggere e pesanti, il democratico che voleva impedire la libertà di pensiero agli antiproibizionisti, la belva che disse che Stefano Cucchi era morto perché era solo un tossicodipendente anoressico, l'imbecille che ha sostenuto che le adozioni da parte delle coppie gay favorirebbero la pedofilia, il mostro che ha negato l'evidenza sul caso di Federico Aldrovandi solo per difendere un gruppo di poliziotti picchiatori,  potrebbe essere il nuovo acquisto dell'armata Brancaleone del governo del Presidente.
Chiaro che non farà nulla per nulla. Ce lo ritroveremo Ministro? Immaginate la mirabolante vittoria per il Pd.