martedì 4 giugno 2013

Grillo e i giornalisti: come si fa a dargli torto?

Beppe Grillo non è uno con cui si possa fare un ragionamento. E' come il pazzo profeta dell'etere di Quinto Potere, urla la sua incazzatura e basta e se ha buon gioco sull'opinione pubblica è perché ci azzecca spesso ad individuare quali possano essere gli obiettivi dei suoi strali. Quando insulta i giornalisti dicendo che sono peggio dei politici e caccia via dalla piazza le telecamere della Rai ha sicuramente torto per il modo in cui pone la questione, ma come si fa a non dargli ragione sulla sostanza delle sue affermazioni?
Chi si straccia le vesti perché il comico non vuole essere ripreso in ogni istante della sua vita, non ricorda (o non vuole ricordare) le centinaia di politici che hanno allontanato in malo modo telecamere e cronisti, spesso facendoli pestare da scorte formate da autentici picchiatori selezionati tra le forze dell'ordine se non quando li pestavano direttamente loro (vedi il mitico balilla Ignazio La Russa, che dava i calci come un ragazzino dell'asilo). 

Chi grida allo scandalo perché Grillo ha fatto qualche nome all'interno di una sua personale lista di proscrizione, non ricorda quanti politici (di tutti gli schieramenti) abbiano lanciato editti bulgari contro i singoli giornalisti che ritenevano scomodi (Berlusconi e D'Alema in prima fila). 
Ma poi alla fine, quando dice che la stampa italiana contribuisce a mantenere in vita gli zombie della politica, come si fa a sostenere il contrario
Che il Tg4 è un campionario di faziosità invereconde ed è stato diretto per 30 anni da uno che "assaggiava" le mignotte per conto del Caimano non è una invenzione di Grillo. Che i talk-show di Bruno Vespa sono mortalmente sdraiati a tappeto nei confronti del potente di turno, non è una invenzione di Grillo. Che Berlusconi è proprietario di tre televisioni, numerosi giornali e ha il potere di nomina su almeno due delle tre reti Rai, non è un'invenzione di Grillo. Che in Rai non è mai stato assunto nessuno che non avesse una tessera di partito in tasca, non è un'invenzione di Grillo. Che l'Italia è al 69esimo posto nella classifica della libertà di informazione secondo il rapporto del 2013 di Freedom House, predeceduta da paesi Ghana, Nauru, Papua New Guinea, São Tomè e Príncipe, Isole Solomon, Samoa, Tonga, Namibia e Guyana, non è un'invenzione di Grillo.
Qualche giornalista, fra quelli che sbarcano il lunario e guadagnano come impiegati part-time, provi ad aprire una riflessione all'interno della categoria. Verrà preso a pernacchie: sindacato, ordine e varia umanità intervengono solo quando viene attaccato qualcuno della casta.
Tipo Lucia Annunziata, che dirigeva il Tg3 da comunista e ha fatto la presidente della Rai nominata da Berlusconi. Lei è un vero esempio da seguire per come restare a galla malgrado la crisi: O Franza o Spagna... basta che se magna. Anche perché il nostro sindacato l'unica richiesta che è in grado di avanzare al governo è il rifinanziamento della legge 416 sugli stati di crisi, che consentirà ancora una volta alle aziende di ridurre i posti di lavoro per pagare le cazzate fatte dai consigli di amministrazione.
E' la stampa, bellezze.

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