venerdì 25 ottobre 2013

I campioni del Pd (7): Carbone, lo stalker che va impreparato alle interrogazioni

Riprendo volentieri questa rubrica, dedicata alle facce della sinistra grazie alle quali la sinistra non vincerà mai. Ieri a Servizio Pubblico, c'era la sorella bandiera Giorgia Meloni che faceva sfoggio di tutta la sua paraculaggine romanesca, cercando di passare per una pasionaria dell'opposizione quando il suo partitello alle ultime elezioni ha ottenuto qualche seggio e lei ha conservato lo stipendio solo perché era apparentata con l'amico Silvio, e un tale Ernesto Carbone, carneade del Partito Democratico, ex prodiano oggi salito sul carro di Matteo Renzi, che solo a vederlo e sentirlo parlare si capisce perché la legge elettorale attuale è una schifezza. Uno così, totalmente impreparato e balbettante su qualsiasi argomento affrontato ieri, dalla Tav ai problemi della casa, alle vergognose leggi sull'immigrazione, non poteva che essere eletto con un listino bloccato, perché altrimenti non lo avrebbe votato nessuno. Non sapeva niente, nè del progetto Tav in Val di Susa, nè delle occupazioni delle case, cercava di zittire due informatissimi attivisti No Tav e lanciava proposte deliranti, del tipo vendiamo le Poste per fare cassa (e magari scavare qualche altro tunnel).
A metà fra un pugile suonato e un alunno delle medie alle prese con un'interrogazione difficile per la quale non ha neanche aperto libro, Carbone ha messo in scena tutta l'incapacità politica di coloro ai quali si accompagna, un partito allo sbando, ostaggio di un bizzoso vecchissimo Presidente e di un pluripregiudicato in attesa di grazia (o amnistia, o indulto, va bene tutto) e incapace di fare una proposta seria che sia una.
Se si cercano notizie in Rete su cotanto personaggio, emerge però una storia divertente. Carbone non ha fatto un tubo nella vita, a parte portare la borsa a un trascurabile ex Ministro dell'Agricoltura, Paolo De Castro. Però è finito comunque sotto processo, tanto per non farsi mancare il marchio di origine controllata che ogni politico italiano sembra sfoggiare con orgoglio. Il nostro genio è accusato di furto di password, sostituzione di persona e intrusione nel profilo Facebook altrui, quello della sua ex, una consigliera comunale del Pd a Cesena, perseguitata da mail diffamatorie e cattiverie assortite sui social network. 
Un altro fenomeno della banda. 
Che, bisogna dirlo, quando c'è da far ridere non delude mai. Però il suo slogan è: "L'Italia che meriti. Adesso". E suona come una minaccia.

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