martedì 29 aprile 2014

Roma in odore di santità, fra attici da 350 metri quadri, mondezza e dittatori africani

Okay, ironizzare sul fatto che giornali e televisioni di tutto il mondo abbiano dato completo spazio a una carnevalata come quella della canonizzazione dei due Papi è gioco facile. Per la Chiesa Cattolica vale tutto, anche proclamare due santi in aperto contrasto fra di loro (Wojtyla è stato un acerrimo nemico del Concilio Vaticano II e quindi insieme a papa Roncalli non si capisce bene cosa ci faccia), anche proclamare santi due persone che di miracoli non ne hanno fatto neanche uno. Per il Papa polacco si è dovuto far ricorso a una suora che sarebbe guarita dal morbo di Parkinson, che probabilmente non aveva mai contratto, mentre per Giovanni XXIII è bastata la parola.
In piazza domenica a San Pietro c'era la crema del potere politico internazionale, quello contro il quale ogni tanto il Papa pampero fa finta di scagliarsi, ma che poi riunisce a corte, accettando regali e munificenze. 
Non potendo più contare sui cari vecchi dittatori sudamericani, come l'amato Pinochet o il partito Arena del Salvador, il Vaticano ora annovera fra i suoi amici qualche "Bokassa" africano come il presidente dello Zimbabwe Robert Mugabe, il quale è sottoposto a un divieto di visto sia negli Stati Uniti che in tutta Europa, ma che l'Italia è costretta a far entrare ogni volta che il cattolicissimo dittatore, ormai novantenne, si presenta in Vaticano. Grazie ai Patti lateranensi, infatti, qualsiasi bandito può entrare in Italia basta che dica di essere cattolico e di volersi recare a qualche cerimonia oltretevere. In piazza c'era anche Teodoro Obiang Nguema Mbasogo, presidente della Guinea Equatoriale, che la comunità internazionale considera uno dei più feroci e sanguinari capi di regime di tutto il mondo, ma che - ovviamente - è un fedelissimo della Chiesa cattolica. Il tanto amato papa Francesco, solo pochi mesi fa,  ci ha firmato un bell'accordo di cooperazione perché il Paese africano - pensa un po' - protegge "il matrimonio canonico, i luoghi di culto, le istituzioni educative, l'assistenza spirituale ai fedeli cattolici negli ospedali e nelle carceri''. Poco importa se poi c'è un solo partito e e in carcere ci vanno gli oppositori. La famiglia cristiana è salva. 
In questa colossale marchetta pubblicitaria, stonano un po' le immagini della devastazione di Roma da parte dei pellegrini, che hanno lasciato le strade peggio che dopo un corteo di black-bloc, senza contare gli svariati milioni di euro che graveranno sulla fiscalità dei residenti della Capitale. 
E stona ancora di più la notizia che, alla faccia della crisi e dell'austerità predicata da Bergoglio, l'ex segretario di Stato vaticano, l'ortodosso Tarcisio Bertone, andrà a vivere in un attivo di 350 metri quadrati. L'arcivescovo, noto omofobo e difensore dei preti pedofili, si è difeso sostenendo che l'appartamento lui lo ha ristrutturato a sue spese. 
Ecco, ricordatevelo quando farete la dichiarazione dei redditi. L'otto per mille, che all'80% copre il sostentamento del clero e non viene destinato in beneficenza, serve anche a pagare questi lussi.


martedì 1 aprile 2014

Lotta all'evasione, quella che neanche Renzi farà mai

Uno dei presunti geni dell'economia italiana, fra quelli che hanno provocato i guai peggiori, lo definiva un ''vampiro succhiasangue" e nell'immaginario collettivo della gente, che per ignoranza o pigrizia si beve più o meno di tutto, è rimasto quello che aumentava le tasse e metteva le mani nelle tasche degli italiani. In realtà, l'ex ministro delle Finanze Vincenzo Visco, grazie alla sua riforma fiscale, è stato l'unico Ministro della storia repubblicana che i soldi nelle tasche di coloro che pagano le tasse ce li ha rimessi, introducendo il modello di dichiarazione Unico che ha consentito a coloro che a fine anno andavano in credito con il fisco di riottenere subito il dovuto in busta paga.
Nonostante la sua antipatia di fondo, Visco è stata una delle menti migliori della sinistra al governo in questi anni (che poi, ve lo condedo, non ci voleva molto). E in una bellissima intervista al Fatto Quotidiano nei giorni scorsi ci ha raccontato per l'ennesima volta che la vera differenza, il vero divario, lo stacco incolmabile in Italia non è tra poveri e ricchi, ma tra chi paga le tasse e chi le evade.